IN PARLAMENTO IL MINISTERO DELLA SALUTE BOCCIA LA COOPERATIVA SOTTO INCHIESTA
di SARA MINCIARONI
BASTIA UMBRA –«PRESSO le strutture gestite da Piccolo Carro sono risultati ospitati minori affetti da gravi patologie, trasformando di fatto le stesse in comunità terapeutiche senza che fosse mai stata richiesta la prevista autorizzazione regionale». Tre righe che pesano come un macigno sulla cooperativa, finita sotto inchiesta dei Nas e delle Fiamme gialle, considerato che a scriverle (in calce ad una relazione per la commissione parlamentare «affari sociali») è il ministero della Salute.
NEL DOCUMENTO, reso noto dall’onorevole Filippo Gallinella (M5s), il Ministero spiega di essersi basato sui documenti forniti della Prefettura di Perugia e vengono snocciolati i punti salienti dell’inchiesta. In merito alla famosa nota con la quale i titolari della cooperativa sostengono di essere stati in qualche modo «autorizzati» dalla Regione allo svolgimento di attività sanitaria, è scritto che «per quanto concerne la nota del maggio del 2013, la stessa costituisce una mera attestazione di partecipazione ad un gruppo di lavoro organizzato dalla Regione…che non implica alcun avallo implicito dell’attività sanitaria svolta dall’ente».
E ANCORA per far chiarezza sul quadro normativo, è spiegato come le comunità gestite dalla cooperativa Piccolo Carro (a Bastia Umbra, Assisi, Perugia, Bettona, ndr) sono state autorizzate dai comuni competenti come comunità socio-educative sulla base di specifico regolamento e che le strutture che erogano prestazioni di carattere sanitario sono espressamente escluse dal suddetto regolamento. Insomma, per le comunità della cooperativa Piccolo Carro «non risulta rilasciata alcuna autorizzazione all’esercizio di attività socio-sanitaria, né le stesse sono state accreditate per tali finalità».
E DUNQUE «qualsiasi intervento sanitario, pertanto, deve essere garantito esclusivamente tramite le aziende sanitarie regionali». Stessa identica conclusione espressa nel decreto del pubblico ministero Michele Adragna, con il quale nei giorni scorsi è stato disposto l’accoglimento della richiesta di revoca dei sigilli. Gli psicologi, Pietro Salerno e Cristina Aristei sono dunque tornati a tutti gli effetti a gestire la struttura ma con l’obbligo assoluto «di una costante verifica da parte pubblica di ogni aspetto sanitario ricompreso nel trattamento» dei minori.

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