Smantellata dalla polizia una vera e propria organizzazione dedita alla prostituzione. Coppia cinese reclutava le ragazze con l’inganno

di Maurizio Muccini

PERUGIA- Ingannate, segregate in casa, schiavizzate e costrette a vendere il proprio corpo per poter tornare in possesso del passaporto. Giovani ragazze sbarcate in Italia con la promessa di un lavoro da massaggiatrice, ma che una volta giunte a destinazione venivano private della loro libertà personale e spinte alla
prostituzione. Dislocate in ben 17 case a luci rosse tra Assisi, Bastia, Perugia e Corciano.Questo fino all’alba di venerdì scorso,quando il sodalizio che
gestiva l’enorme e spietato giro d’affari e di denaro, è stato smantellato dai poliziotti del commissariato di Assisi.Che hanno arrestato una coppia di coniugi cinese per favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione e dell’immigrazione clandestina.Precisamente L. X. di 30 anni e sua moglie D.Y. di 25, capi indiscussi
del traffico di lucciole con tanto di gestione diretta degli appartamenti “hard”. Sommariamente ammobiliati,concessi solo formalmente in locazione a loro connazionali
che fungevano da semplici prestanome. Le abitazioni rimanevano nella loro disponibilità, tanto da provvedere direttamente al pagamento dei canoni d’affitto. Ma non
finiva qui. Perché la diabolica coppia si occupava in prima persona anche del reclutamento delle povere donne.Vittime inconsapevoli Le ragazze, che il più delle volte
non conoscevano la lingua, piombavano nel nostro Paese attraverso un’agenzia di viaggi cinese alla quale versavano la somma di 20mila euro.Una cifra che avrebbe coperto il viaggio aereo, l’intermediario che avrebbe fornito loro le indicazioni da seguire e una scheda telefonica che il referente dall’agenza in Italia
avrebbe loro consegnato una volta giunte all’aeroporto di Roma o Milano.Squallido trucco Una volta atterrate,però, tale referente le privava del passaporto.Facendo
credere che non fosse più necessario alla loro permanenza. Aquel punto, senza documenti e quindi limitate,venivano dirottate prima su Prato e poi a Perugia. Alla stazione ferroviaria venivano prelevate proprio dai due coniugi. Pure un prontuario Alle neo squillo veniva dato tutto il necessario per vivere e prostituirsi:
dai profilattici ai gel lubrificanti, dalle salviette umidificate alle creme intime. Oltre alla biancheria sexy e al prontuario contenente le frasi tradotte in italiano da dire ai clienti e un tariffario delle varie prestazioni.Ogni due giorni moglie e marito si facevano vedere per prelevare gli incassi: su 50 euro lasciavano alle giovani soltanto 15 euro che sarebbero dovuti servire alle stesse per riscattare il proprio passaporto.

Il particolare Il blitz è scattato all’alba. Diversi prestanome
Un enorme giro d’affari

PERUGIA Un’operazione ingrande stile.Che ha permesso di fare luce su tutto un mondo fatto di spregiudicati sfruttatori, fiancheggiatori, ragazze
ingannate da loro connazionali, insospettabili clienti per un giro di migliaia e migliaia di euro. Così nel dettaglio. Quindici le persone indagate per i reati di favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione e favoreggiamento della permanenza illegale dello straniero nello Stato. Diciassette gli alloggi individuati
quali luoghi di esercizio dell’attività di prostituzione controllata da L.Y. e L. X.Sette gli appartamenti sequestrati di cui quattro a Perugia, uno a Corciano, uno a Bastia Umbra e uno ad Assisi. Cinquanta le persone identificate e sentite dalla polizia come persone informate sui fatti. Otto le espulsioni di cittadini stranieri irregolari effettuate. Il ruolo della moglie Leutenze a cui rivolgersi risultavano intestate a cittadini cinesicompiacenti, anche se di fatto utilizzate da L.Y. nella
sua veste di centralinista. Era lei infatti a ricevere le telefonate dei clienti e a smistarle nei vari appartamenti. Contrattando personalmente data, orario e prezzo delle prestazioni. Larete organizzativa messa in piedi si è estesa suPerugia e su altre località vicine con modalità ben collaudate dai due coniugi negli anni.
Giàtre anni fa gliuomini dellasquadra mobile di Alessandria avevano denunciato i due cinesi per lo stesso reato.Il ruolo del marito L’attività investigativa, iniziata nel mese di gennaio scorso e proseguita senza sosta, ha puntato da subito la lente sul ruolo ricoperto dall’uomo. Le indagini hanno infatti permesso di accertare che L. X., sprovvisto di qualsiasi altra fonte di reddito se non quella illecita derivante dall’attività criminosa,gestiva anche un noto ristorante di cucina
tipica tradizionale cinese e giapponese.Nel corso della mattinata di venerdì, pertanto,oltre ad eseguire gli arresti, il personale dell’ufficio di polizia amministrativa del commissariato di Assisi, insieme al personale dell’ispettorato provinciale del lavoro di Perugia e del Dipartimento di igiene della Usl,ha ispezionato anche il locale, controllando e identificando una decina di cittadini sempre di nazionalità cinese. I prossimi approfondimenti investigativi consentiranno di accertare in quale misura tale attività commerciale sia connessa con le ultime attività delittuose. Si attendono sviluppi.

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