In cella un supporter bastiolo accusato di tentato omicidio
INTENTO CHIARO
Durante i tafferugli del dopo-partita un folignate venne colpito alla testa da una pietra
Perugia-CINQUE ARRESTI per gli scontri avvenuti nel dopogara di Bastia-Foligno (campionato di Serie D). In cella, con l’accusa di tentato omicidio, è finito uno di loro, di 27 anni, ritenuto responsabile di aver colpito alla testa con una pietra il tifoso folignate Massimiliano Antonelli, già ricoverato in prognosi riservata e anch’egli indagato per rissa. Ai domiciliari altri quattro supporter biancorossi di 31, 24, 33 e 29 anni.
«NESSUNA delle persone con cui ho parlato mi ha detto di aver assistito alla dinamica del fatto — ha spiegato alla polizia la sorella di Antonelli —. Tutti mi hanno detto soltanto di aver visto mio fratello già a terra. Non posso escludere che qualcuno sappia altro e non voglia riferirmelo, vista la mentalità dei tifosi».
«NONOSTANTE il drammatico coinvolgimento di un loro compagno — è l’ammonimento del pm Gemma Miliani — i tifosi del Foligno si sono trincerati dietro ad un silenzio sostanziale fornendo minime dichiarazioni non utili e per certi versi poco credibili. Tale atteggiamento lascia increduli e desta inquietudine se si pensa che Antonelli è stato in bilico tra la vita e la morte per oltre 20 giorni». Questa la ricostruzione dell’accusa: alle 17.10 del 6 aprile, dietro lo stadio comunale, iniziano i tafferugli; Antonelli scende dalla macchina per dare manforte ai compagni. Piove un fumogeno, il falchetto rotea una cintura finché un sasso lo colpisce e si accascia. Chi ha lanciato quella pietra? La risposta la fornisce un ultrà pentito. «Il tifoso — è spiegato nell’ordinanza di custodia cautelare siglata dal gip Lidia Brutti — a dire del pentito, dopo gli incidenti era ‘preoccupatissimo’ e diceva ‘L’ho colpito io che ho lanciato la pietra, sicuramente l’ho colpito, speriamo che non sia nulla di grave, speriamo che si rialza’». Tuttora le condizioni di Antonelli restano gravi. Spiega il suo avvocato Giovanni Picuti: «Sta molto male. E’ sopravvissuto ma articola male la parola e ha perso quasi completamente l’uso di un orecchio. E’ lenta pure l’articolazione del pensiero. Un danno enorme…». Nel corso dell’inchiesta il capo della Digos, Francesco Moretta, e il dirigente del commissariato assisano, Francesca De Luca, hanno letto un messaggio sul profilo Facebook di uno degli arrestati: «Domenica le merde arriveranno….Noi saremo lì che li aspetteremo!!! Il vero bastiolo sara lì che aspetterà!….Forza Mad» (gruppo Mad Boys, ndr).
L’ULTRA’ arrestato «è stato colpito da un sasso e lo ha ritirato indietro senza accorgersi di aver colpito qualcuno», spiegano i suoi legali Delfo Berretti e Luca Maori. «Il muro di omertà costruito dagli indagati a protezione del responsabile del ferimento — tuona il gip — è caduto con le dichiarazioni di un tifoso che ha rivelato quanto era emerso dalle parole di un altro poco dopo il fatto. Il senso della riunione era capire cosa stesse succedendo e pianificare la versione comune da dare agli inquirenti».

«Ha preso la mira»

«E’ da escludersi che il tifoso non intendesse colpire nessuno mentre è coerente che avesse inteso mirare Massimiliano Antonelli o il gruppo di folignati»

«Voleva uccidere»

«Può fondatamente sostenersi che l’ultrà avesse agito volendo, indifferentemente, il grave ferimento o la morte di taluno dei contendenti della fazione contrapposta».

Minacce su Fb

«Il messaggio su Facebook dà conto dell’estrema animosità con la quale l’indagato attendeva l’incontro con la tifoseria folignate, tanto da suggerire che l’aggressione da parte dei bastioli fosse stata deliberata».

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