Lo sfogo della madre del 22enne trovato cadavere in un fosso a Perugia “Quella maledetta sera deve essere successo qualcosa che non sappiamo”

di Francesca Marruco e Alessandro Antonini
PERUGIA Dal soffitto penzolano ancora dei palloncini ormai sgonfi rimasti lì dalla festa di compleanno di Samuele. “E chi li toglie” sussurra mamma Sonia mostrando quell’ “auguri Samuele 22” scritto sulla parete della dependance in
cui l’amato figlio passava le serate con gli amici. “Non mi sembra ancora vero” racconta Sonia al Corriere dell’Umbria, “quando preparo la tavola e devo mettere un piatto in meno o quando mi sveglio la mattina nel suo letto, perché
io e il fratello più piccolo stiamo dormendo lì da quel tremendo giorno”. Quello in cui il suo Sami è stato trovato cadavere in un fosso in via Gualterio, nella zona industriale di Sant’Andrea delle Fratte a Perugia. Per la morte del
22enne è indagata una trans di origine brasiliana di 43 anni per omicidio preterintenzionale. Ha detto che Samuele l’ha aggredita dopo la prestazione sessuale e lei si è solo difesa. Lasciando Samuele vivo nel fosso. Ma Sonia non crede a questa versione. “Ha strozzato un ragazzino – perché quello è emerso dall’autopsia – per cosa? Perché non dice la verità? Io credo che se strangoli una persona finché non vedi la fine non lo lasci. Ed è assurdo e atroce che questa persona sia libera e io mio figlio non ce l’ho più. La giustizia non gliela daranno nemmeno gli anni di galera. Ma perché non è in carcere? Se questo fosse successo a mio figlio sarebbe stato in cella”. Al momento la Procura – l’indagine è del Procuratore aggiunto, Giuseppe Petrazzini – non ha fermato la trans. Sonia non si dà pace. Eppure ne ha dovuta infondere anche agli amici del figlio. Quelli che l’hanno soprannominata Sonica. Perché lei era una di loro. Un’amica e confidente che con “sami “ guardava serie tv fino a notte fonda. L’ha fatto quando si sono riuniti tutti al campetto per pregare. Si perché quel maledetto pomeriggio Samuele a Perugia non ci doveva andare. Il programma era un aperitivo a Bastia con la mamma. “Poi pioveva e gli ho detto che sarei rimasta a casa” racconta Sonia. E così tutti gli amici. Chi per una ragione chi per un’altra. Così Sami chiama un compagno delle superiori e lo raggiunge a Perugia. “Sarà stato verso le 17.30 – dice Sonia -.Ma io lo aspettavo per cena. Alle 19.30 l’ho chiamato e mi ha detto che sarebbe tornato. Poi alle 20.29 non era ancora arrivato e l’ho chiamato ancora. Ma non ha risposto. E lui rispondeva sempre e se tardava
avvisava. Ma non ho pensato al peggio. Non l’ho fatto nemmeno quando la mattina dopo sono entrata in questura. Alle 11 gli ho scritto su Instagram, speravo che gli avessero rubato il telefono. Mai mi sarei aspettata di ritrovarlo
morto. E poi aveva la mia auto che ha il gps e non mi era arrivato nessun messaggio”. E invece “il peggio” è quello che purtroppo la aspettava. “Quando sono andata in questura avevo parlato coi suoi amici e anche l’ultimo con cui
è stato non sapeva nulla di come Samuele avrebbe proseguito la serata. Ma so che alle 20.20 Sami ha mandato un vocale all’amico di Bastia, poi nove minuti dopo non mi ha più risposto. Proprio in quei minuti avrà incontrato la
trans. Forse gli ha dato un passaggio. Non perché io on voglia credere che sia andato con una trans, perché è vero che io sapevo molto di mio figlio, ma non tutto e poi mai dire mai. Ma deve essere successo qualcosa di particolare
in poco tempo. L’ho detto subito alla polizia”. Gli amici di Samuele hanno detto che quel pomeriggio hanno fatto uso di cocaina. “Fa parte delle cose che di lui non sapevo”. Sonia è una donna forte. Lo vedi guardandola negli occhi.
La vita con lei non è mai stata tenera e non ha intenzione di arrendersi ora che vuole “verità e giustizia” per il suo “principe”. Nel suo cammino la stanno sostenendo gli avvocati Valter Biscotti e Brenda Ercolani.“Il più bello della sua vita doveva arrivare adesso – racconta mostrando la foto che ora campeggia sopra il camino – il mio Sami era un bravo ragazzo, educato, sensibile. Era un lavoratore. Pensate che in quinta superiore per avere qualche soldino veniva con me la domenica mattina a pulire una discoteca. Ha sempre lavorato, al maneggio, come elettricista, poi al metano, dando una mano in casa. Adesso era felice del nuovo lavoro vicino casa. E non posso accettare che sia stato ucciso così”.

Le indagini della squadra mobile proseguono anche sui reperti biologici Attesi gli esiti degli esami tossicologici
Al via le analisi della memoria del cellulare

PERUGIA Samuele è stato trovato cadavere il 27 aprile in un canale di scolo in via Gualterio, nelle campagne che costeggiano la zona industriale di Sant’Andrea delle Fratte a Perugia.La mamma lo cerca invano dalla sera prima quando non risponde al telefono. Sul posto interviene la squadra mobile della questura di Perugia e il Procuratore Aggiunto, Giuseppe Petrazzini. Nemmeno 12 ore dopo in questura viene portata Pinheiro Reis Duarte Hudson, una trans 43enne brasiliana. Le telecamere hanno ripreso il momento in cui sale nella Panda di Samuele in via Penna. Viene iscritta con l’accusa di omicidio preterintenzionale. Sarà l’ultima persona a vederlo vivo. Racconta di essere stata aggredita dal 22enne per questioni relative alla prestazione sessuale e di essersi dovuta difendere. Viene portata al Pronto soccorso e le trovano costole incrinate e diversi ematomi. Dall’autopsia – la cui relazione definitiva non è stata ancora depositata – emerge che l’unica lesione mortale trovata sul corpo di Samuele è quella del nervo vago. Patrizia, così si fa chiamare la trans, dice di averlo stretto al collo ma averlo lasciato lì in vita. Scappa e si fa portare a
casa dall’autista. Lo stesso che ha detto di aver chiamato a notte fonda perché voleva tornare a vedere se quel ragazzo era vivo. L’autista ha confermato la sua versione. Ma la famiglia De Paoli non crede a questa versione. E l’avvocato Valter Biscotti che assiste Sonia Sorbelli ha presentato un’istanza in cui chiede alla Procura accertamenti mirati sull’Audi dell’autista. Anche sulla Panda di Sonia sono in corso tutti gli accertamenti del caso: si attendono gli esiti delle analisi di macchie biologiche e di sangue. Intanto è iniziata la perizia sui telefoni cellulari. O meglio solo su quello dell’indagata. Quello di Samuele risulta bloccato e nessuno conosce la password.
F.M.

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