“All’interno dei Ds non c’è democrazia”


BASTIA UMBRA – La mancata accettazione da parte dei Ds del suo progetto per amministrare Bastia è alla base della fuoriuscita di Rosella Aristei dal partito. Un progetto, con al centro il cittadino, fondato sulla coerenza, sulla trasparenza, sulla collegialità, sul confronto e sulla dialettica costruttiva. Tutti elementi, che Aristei riteneva che coincidessero con i valori dei Ds. Il percorso per l’individuazione del candidato a sindaco le ha dimostrato invece il contrario in quanto “è stato fatto dai Ds per costruire artificiosamente e strumentalmente una finta democrazia a scapito della trasparenza e della correttezza”. I fatti: il 18 settembre 2003 Rosella Aristei mette a disposizione dell’unione comunale la pripria candidatura, una apposita commissione di saggi viene costituita per individuare i candidati più rispondenti alle esigenze della città. “La commissione in sei mesi non fa assolutamente nulla – spiega Aristei -, e fallisce volutamente nel suo compito tanto da poterla considerare “morta”, salvo poi essere miracolosamente resuscitata a marzo per proporre un’altra candidatura sulla base della presunta capacità di unire il partito di Francesco Lombardi”. Presunzione che viene puntualmente smentita dai membri dell’unione comunale consultati successivamente dal regionale: 21 di essi si esprimono a favore di Lombardi e 19 a favore di Aristei. Dunque la divisione permane e il regionale “si appropria delle operazioni promuovendo incontri ristretti per trovare la soluzione dopo aver accuratamente evitato per due volte che l’assemblea degli iscritti si esprimesse attraverso il voto contravvenendo così al regolamento regionale del partito secondo cui le scelte dei candidati devono essere vagliate dagli elettori (diessini) attraverso le primarie allargate (sollecitate da Aristei). Viene quindi proposta l’ipotesi della terza via ma anche questa fallisce e sempre volutamente secondo Aristei. L’epilogo della vicenda è noto. Nessuna traccia dunque, nel percorso seguito, di quella democrazia vera, trasparente e partecipata che Rosella Aristei s’illudeva fosse patrimonio dei Ds. Un esempio eloquente in tal senso: sabato scorso, alla presenza di 23 membri dell’unione comunale su 47, il coordinatore regionale Mignini propone la candidatura Lombardi all’unanimità. L’unico membro dello schieramento pro-Aristei rimasto in riunione, (gli altri avevano abbandonato per protesta), dichiara il suo parere contrario. A questo punto Mignini lo invita prima ad astenersi e poi a dichiararsi assente. Ma c’è un altro episodio che Rosella Aristei cita per sottolineare l’assenza di politica all’interno del partito che può esser sintetizzato dalla frase pronunciata sabato da un responsabile regionale secondo cui “la politica non sarebbe fatta per le educande” riferendosi chiaramente a Rosella Aristei nonostante l’aggettivo sminuisca la sua professionalità e la sua carriera. “Se questo rappresenta il nuovo corso – ha concluso Rosella Aristei – esco per la paura che se la politica non è per le educande possa essere invece per qualcos’altro che con la politica con la “P” maiuscola non ha nulla a che vedere”. Cosa farà ora, in vista delle elezioni amministrative, l’ex segretario dei Ds? Rosella non si è sbilanciata, lasciando intendere di essere aperta a qualsiasi soluzione. Ma è evidente che sarà della partita e non sarà da sola. A seguirla, oltre ad alcuni suoi ex compagni, potrebbe esserci anche qualche forza del centrosinistra. Se così fosse un altro terremoto sarebbe in arrivo.


MASSIMILIANO CAMILLETTI

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