Ragazzino di 15 anni chiama la Carrà per realizzare il sogno della sua famiglia


“Victor è mio fratello, aiutaci a trovare i soldi”


Luca Benedetti


BASTIA UMBRA – “Voglio fare l’imbianchista”. Cioè l’imbianchino.E’questo il sogno di Victor una vita passata tra istituto e adozioni fallite e la voglia di trovare la pace. Victor vive in Bielorussia, ha 16 anni e da sei viene in Italia grazie all’associazione Pro Chernobil di Bastia Umbra. Una famiglia lo ha in affidamento temporaneo, ma la sua adozione è impossibile. Il motivo è semplice: far venire Victor in Italia costa troppo. “Noi- racconta Maria Lucarello la “mamma” italiana di Victor- ottomila euro per una adozione internazionale non ce li abbiamo”. Allora, c’è un’altra strada per cercare di fare centro: una lettera inviata a Raffaella Carrà, per esaudire il sogno di una famiglia che ha accolto quel ragazzo come un figlio vero. A scrivere a “Sogni” programma di Raiuno, ci ha pensato David, 15 anni, figlio di Maria Lucarello e Piero Ferracci. In famiglia c’è anche Alice, otto anni e da un anno e mezzo è arrivato anche Sacha. Nome russo scelto, naturalmente, da Victor. Che può venire in Italia tre mesi all’anno: i giochi, gli svaghi, la bicicletta, la cameretta e il sogno di trovare finalmente una famiglia. Poi il ritorno a Gomel, in istituto.David racconta di fiumi di lacrime versate ogni volta che Victor vola in Bielorussia. E a Raffaella racconta le sue pene: “Victor vive in un istituto, non ha una famiglia (al di fuori di noi), ‘ può essere adottato (ma ormai per l’età non lo prenderebbero). Io divido la mia camera con lui, i miei pensieri, le mie esperienze di adolescente quando non c’è resta il vuoto. Avevamo pensato dopo i 18 anni, di farlo venire da noi per sempre, ma la legge Bossi-Fini ci ha complicato le cose. L’unico modo per farlo restare per sempre è l’adozione e noi saremo felici di farla. I problemi sono che non sappiamo se ce la faremo a farla prima della sua maggiore età, i tempi sono molto lunghi, e poi i miei sono semplici operai con già tre figli (non so se rendo l’idea, le adozioni costano molto), intanto dobbiamo soffrire ogni volta che riparte”.
La lettera alla tv come ultima speranza per riuscire a dare il calore di una famiglia vera ad un ragazzino che è nato in Bielorussia ma che sembra passato per l’inferno. Il padre che uccide di botte la mamma durante una lite, l’affidamento ad una nonna con problemi di alcolismo che fallisce quasi subito, l’adozione di una famiglia di Gomel che si squaglia come neve al sole, un inutile viaggio della speranza in Inghilterra. Poi ancora l’istituto finché non conosce l’Italia e l’Umbria grazie all’Associazione Pro Chernobil. Adesso tra il sogno di una vita normale e un futuro nero e pieno di incognite, resta il palinsesto della tv e un telecomando, ultima speranza per dare il sorriso a Victor fratello dell’Est di David, Alice e del piccolo Sacha.

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