Riceviamo e pubblichiamo:

Bloccati anche i Piani Attuativi già approvati in via definitiva ma non pubblicati al BUR?

E’ scritto in una nota del “Servizio Urbanistica della Regione Umbria”. Sembra una pazzia, un pesantissimo aggravio del procedimento che danneggia gravemente l’economia generale. Tutti i piani dovrebbero ricominciare dall’inizio l’iter procedurale. Per risolvere e non allungare inutilmente i tempi, potrebbe bastare una semplice “ratifica”, da parte dei Consigli Comunali, del parere della Regione se positivo e senza prescrizioni.

Sembra strano, ma è così. La legge Regionale 1-2015 e il conseguente regolamento 2/2015, con lo scopo di semplificare, aveva posto in capo ai Comuni alcune competenze e rilascio di pareri per il governo del territorio.

Appena varata, la legge ha dato, bene o male, le risposte che il legislatore regionale si attendeva. La normativa era stata a suo tempo impugnata in alcune parti dal Governo presso la Corte Costituzionale che si è pronunciata con sentenza pubblicata l’11 Aprile 2018, dichiarando l’illegittimità di alcune parti delle norme e riportando alcune competenza in capo alla Regione come ad esempio “il parere di compatibilità con le condizioni geomorfologiche del territorio interessato dai Piani Attuativi”.

Alla prima impressione sembra nulla di grave, si pensa, basterà dotarsi del parere della Regione e si va avanti.

Così non è invece, perché il legislatore regionale pur avendo avuto sentore già dalla fine del 2017 che qualche conseguenza sulla legge 1/2015 ci sarebbe stata con il pronunciamento della sentenza da parte della Corte Costituzionale, non ha preparato un possibile intervento per rendere meno complicata la prosecuzione dell’iter delle pratiche in corso.

Dalla Regione è arrivata una nota che con molta semplicità comunica che “Il Comune dovrà richiedere all’apposito servizio regionale il parere di compatibilità delle previsioni degli strumenti urbanistici generali ed attuativi con le condizioni geomorfologiche del territorio interessato [..] una volta acquisito il parere regionale, qualora il Comune avesse già adottato lo strumento urbanistico (o approvato ma non pubblicato nel BUR), a rigore dovrà procedere alla sua nuova adozione e alla riedizione di tutti gli adempimenti normativamente previsti”.

Semplice… no? Anche se il parere che va richiesto alla Regione arriva positivo senza prescrizioni, un piano già approvato dal consiglio Comunale, ma non pubblicato al BUR deve rifare l’intero iter ripartendo dall’adozione.

Un aggravio del procedimento molto pesante che penalizza gravemente tutti e allunga notevolmente i tempi di attuazione di tutti i piani in corso, anche di quelli approvati. In pratica bisogna riportare in Consiglio Comunale atti identici, dove non cambia neanche una virgola e ripercorrere tutto l’iter: Adozione in Consiglio, pubblicazione, esame osservazioni (anche quelle già esaminate?), Approvazione definitiva e finalmente pubblicazione al BUR ed efficacia dell’atto.

In pratica una legge che doveva semplificare le cose, al momento, le complica pesantemente costringendo le Amministrazioni Comunali a rifare iter già praticamente conclusi, con grave danno per il fatto di dover rifare cose già fatte e con forti ritardi che danneggeranno l’economia locale.
La Burocrazia ci sta strangolando e l’inerzia della politica affiancata dai timori di qualche funzionario produce dei danni gravissimi. A mio avviso, se il parere della Regione venisse reso positivo e senza prescrizioni, bisognerebbe trovare il modo di riportare in Consiglio Comunale una semplice “ratifica” del parere e andare avanti.

Sia chiaro che senza voler affermare che i Comuni sono dei “velocisti” nell’iter della pratiche, questa volta ci tiriamo fuori dalle questioni che come nel gioco “dell’oca”, portano anche i Piani Attuativi già approvati o in approvazione nella casella “TORNA ALL’INIZIO”.

Francesco Fratellini
Assessore Assetto del Territorio e Ambiente Comune di Bastia Umbra

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