Bastia Umbra Tantissima gente ai funerali di Tacconi. Ricordi toccanti
Gli amici adottano gli orfani del maremoto
BASTIA UMBRA – Un mare di fiori, le note della chitarra che ha accompagnato la messa e tanta gente che in chiesa non è potuta neppure entrare. Se ne è andato così Alberto Tacconi, 17 anni spezzati da un paletto maledetto la notte di Capodanno mentre tornava a casa con lo scooter dagli amici e dalla festa. Quegli amici che non lo hanno lasciato un attimo sotto alle volte della chiesa di San Michele Arcangelo. Quegli amici che sono diventati il filo conduttore dell’addio al ragazzo col sorriso.
Loro avevano gli occhi rigati dal pianto, ma dentro tanta forza. Tanta forza da cantare la messa, tanta forza da leggere messaggi che lo ricordavano. Tanta forza da regalare, in nome di Alberto, un sorriso a chi ha perso gli affetti più cari nel maremoto. Hanno deciso di adottare a distanza gli orfani dello tsunami. “Sei stato il nostro tsunami”, ha detto un amico dall’altare. Un modo diretto e duro per raccontare che chi lo ha conosciuto ha perso qualche cosa per sempre. Lo ha ricordato il parroco don Francesco che sul finire dell’omelia, si è lasciato andare con parole dolci verso il giovane amico. L’hanno ricordato gli insegnanti e la cugina che ha pianto dopo aver fatto rimbalzare in chiesa la domanda che ha spezzato centinaia di cuori: “Perché morire a 17 anni?”. Il gruppo giovani della parrocchia e don Fongo hanno deciso di intitolare ad Alberto il gazebo del centro San Michele, quello che era una sua seconda casa.
In chiesa e nella piazza intorno al papà Pietro, alla mamma Patrizia e alla sorella, si sono strette centinai di persone. Tanti giovani, politici, amministratori (il sindaco di Assisi,Bartolini, il vice di Bastia Umbra, Antonini), sindacalisti, imprenditori, operai della Tacconi e gente comune. Arrivati per salutare il ragazzo col sorriso.
L.B.
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