Parola d’ordine per artigiani e industriali: vigilanza e video sorveglianza, ognuno fa da sè
Bastia Umbra, l’inchiesta Aziende come “fortini”
Bastia Umbra- Per capire bisogna andare e vedere. E poi chiedere e ascoltare. La zona industriale di Bastia Umbra assomiglia a un pezzetto di operosità bergamasca o bresciana trapiantata a pochi chilometri dalla città del Poverello. Popolazione? Ventimila persone. Reddito pro capite? Undicimila e 200 euro: uno tra i più alti della regione. La scansione è semplice. Un capannone, un bar, un negozio e ancora un capannone e così via per una larghezza di 1.794 metri e per una lunghezza che va da via delle Nazioni al confine con Santa Maria degli Angeli.Ogni mattina in questo spicchio di terra lavorano e transitano qualcosa come diecimila persone.Alzano e abbassano la saracinesca:anzi, più precisamente innescano e disinnescano l’allarme.Già perchè se la crisi economica morde anche qui, il sottile filo rosso presente in ogni discorso è uno e solo uno, magari declinato con modi e accenti diversi: la sicurezza. E tutti sono
pronti a spenderci quattrini: vigilanza notturna, allarme centralizzato. Claudia Marani, titolare del bar Biondi, la mette giù così:“Qui un furto all’anno lo fanno sempre, l’anno scorso sono entrati addirittura con la macchina.Mi dica lei come si pù andare avanti?”. E ancora Andrea Caprani,titolare di una rivendita,di motocicli va subito al sodo:“Abbiano un ponte radio con la vigilanza privata. L’allarme centralizzato qui lo hanno tutti”.Appunto qui come dice Caprani “lo hanno tutti”. Una distesa di allarmi e telecamere. Ognuno dentro la sua piccola “fortezza”per sentirsi al sicuro. Umbriafiere,non fa eccezione: Edoardo Cormanni, dirigente storico del complesso fieristico, snocciola dati: “Abbiamo una superficie di ottantamila metri quadrati e ci siamo attrezzati con verifiche degli accessi e badge magnetici – dice – e tra un anno piazzeremo delle telecamere per controllare le superfici coperte e scoperte in
prossimità degli edifici”.Si risale in macchina e si continua il mini-viaggio in questa area che ha iniziato a prendere forma negli anni a cavallo tra il 1968 e il 1970. Una curiosità,che salta subito all’occhio è che nella zona anagraficamente più antica le vie hanno tutte un leitmotiv:via dell’Industria, via dell’Artigianato. Mentre nell’area più recente, il tema cambia: via del Glicine, via del Ginepro, via dei Platani. Come dire, si è passati dal tema prettamente industriale a quello botanico.Vannio Brozzi, che di Bastia è stato assessore e poi sindaco proprio negli anni dell’edificazione della zona industriale, dà la sua versione: “E’ chiaro che i tempi sono cambiati e la percezione del pericolo è aumentata,dunque la gente si organizza in proprio”. Si organizzano, come i proprietari di “Colori Decoro”,una bella azienda situata nella zona nuova: “I furti? Di recente ne abbiamo subiti molti di
meno, ma teniamo la guardia alta:abbiamo un sistema di allarme interno che copre il settore produzione – dice Annalisa Silfio – e uno il negozio”.Si risale in macchina e si va:Euronics di Stefano Serlupini.“Abbiamo subito quattro o cinque furti negli ultimi anni – racconta – e abbiamo allestito un servizio di vigilanza privata, un sistema di allarme interno più una serranda antisfondamento.Quanto costa? Tra tutto settemila euro. Mi sono entrati nel negozio – continua – e io ero dentro,gli sono corso dietro ma non li ho acciuffati”. Ognuno ha la sua versione, il suo racconto da fermare nel taccuino: la parola telecamere è quella più pronunciata.Di tutti i tipi e modelli.Giuliano Casagrande, proprietario insieme alla moglie del bar-pasticceria Mela, sciorina anche lui la sua versione della sicurezza. E anche lui, come gli altri, fornisce la “ricetta”:“Quattro telecamere esterne e l’allarme interno, questa parte
della zona industriale è quella di recente edificazione e non sente molte lamentele sul versante della sicurezza. Ma è chiaro – dichiara – che ognuno si organizza per prevenire eventuali brutte sorprese”.Altro giro, altra testimonianza.Elvisio Bellucci, proprietario della ferramenta “L’utensile”,è un signore che ti accoglie con la tuta da lavoro: è indaffarato e vorrebbe liquidare il tutto in poche battute. Poi, sente la parola sicurezza e si ferma. La questione lo interessa. “Questa zona è ad alto rischio, il piccolo artigiano le prova tutte: dal telefono satellitare agli allarmi, ma è chiaro che il margine di rischio resta. Vuole sapere come mi sono mosso io? Video sorveglianza interna e un sistema di allarme collegato con la vigilanza”.Ascolti, osservi e alla fine hai la netta impressione che dentro questi capannoni le telecamere siano quasi incorporate: nessuno pensa, nemmeno lontanamente,di poterne fare a meno. E per non farne a meno, bisogna investirci denaro: la sicurezza,costa.Marcello Meazzi, un tipo
dallo sguardo sveglio, che manda avanti un complesso industriale come quello della “Lucciola” (distribuzione di materiale elettrico), ti stila subito il menu. E’ come se lo avesse mandato a memoria, tanta è la precisione. “Un sistema di televisioni a circuito chiuso dislocato in venti punti; un impianto di antitrusione e un contratto stipulato con la vigilanza”. E anche con lui, andiamo al dunque:“Cinquemila euro l’anno per i vari contratti di vigilanza e una
spesa che oscilla – continua – tra i 25 e 39mila euro. In otto anni, la situazione è leggermente migliorata,ma la sicurezza non è proprio garantita al massimo.Nel 2005 ho subito un furto per un valore di 30 mila euro e da allora ho deciso di non correre più rischi”.Chiudi il taccuino e hai la netta impressione che in una zona come questa il tema della sicurezza si sovrapponga a quello della produzione. In altri termini:quando girano meno soldi sei
meno disposto a tollerare e tirare avanti. In tempi come questi,che di soldi ne girano meno per tutti, anche una vetrina rotta e uno scasso, vengono tollerati a fatica. E allora sale la rabbia e la voglia di tutelarsi da soli: da qui l’idea di spendere in sicurezza per mettere al sicuro gli strumenti che ti danno la possibilità di guadagnare e di alzare ogni mattina la saracinesca o aprire il cancello. Razzismo o pregiudizi?Da queste parti nessuno punta
il dito contro questa o quella etnia: ma tutti vogliono che il problema, grave o meno grave che sia, venga semplicemente “risolto”. Questo a Bastia: zona industriale. Un capannone e poi ancora un capannone e ancora un altro. Una distesa di capannoni.E telecamere.
di PIERPAOLO BURATTINI

Il comando dei carabinieri di Assisi: “Con i cittadini abbiamo instaurato un rapporto di fiducia”
“La ricetta? Sicurezza partecipata”
BASTIA UMBRA – A dare un’attenta occhiata alla cronaca nera del comprensorio tra Assisi e Bastia,viene fuori una consuetudine incoraggiante:
sono i cittadini a chiamare le forze dell’ordine per segnalare reati o persone sospette.L’ultimo caso in ordine di tempo è quello di un gruppo di persone che mentre stava facendo footing lungo il percorso verde di Bastia ha notato degli strani movimenti : hanno subito informato i carabinieri che una volta intervenuti hanno messo le manette a un cittadino di origine albanese per spaccio di sostanze stupefacenti. Ma quello appena descritto è solo uno dei casi avvenuto negli ultimi tempi: i cittadini, insomma, partecipano alla sicurezza. Sul campo.Al comando dei carabinieri di Assisi, parlando di sicurezza, rimarcano questo dato: “Noi questo fenomeno la chiamiamo ‘sicurezza partecipata’ e significa che i cittadini diventano protagonisti in prima persona con segnalazioni e denunce, a Bastia e Assisi questo fenomeno ha cominciato a prendere piede – dichiarano dal comando dei carabinieri – e questo è un dato molto positivo, significa che c’è consapevolezza che il fenomeno della sicurezza può essere affrontato con l’aiuto di tutti”.Ma c’è di più: tutti noi siamo abituati a parlare di “porta a porta” solo in riferimento ai rifiuti, invece questa volta il “porta a porta” è un modo di interagire tra carabinieri e cittadini: “Abbiamo cercato nel corso del tempo e per quanto ci è stato possibile di creare un legame di fiducia con i cittadini cercando di ascoltarli nelle loro richieste e quando avanzano delle proposte. Un esempio? I nostri uomini quando sono di pattuglia – sottolineano dal comando – si fermano presso le attività e s’informano su come vanno le cose o se ci sono particolari problemi. Tutto questo crea un clima di fiducia che quasi sempre porta il cittadino a sentirsi vicino alle forze dell’ordine e di conseguenza nessuno si sente abbandonato a se stesso”.Per quanto riguarda i dati veri e propri, il quadro della criminalità viene così riassunto: “Quella che c’è in queste zone è una criminalità migratoria,compiuta non dai residenti ma da persone che vengono da zone limitrofe o che in molti casi non sono di nazionalità italiana. Noi assicuriamo una vigilanza ventiquattro ore su ventiquattro, ma quando c’è reciproco aiuto con i cittadini tutto diventa meno difficoltoso e nella zona di Assisi e Bastia questo rapporto di fiducia si è andato via via consolidando e alcuni risultati si iniziano a vedere”.In questo quadro, sembra funzionare anche il rapporto tra le varie istituzioni: “Con il Comune di recente abbiamo stipulato una convenzione – concludono dal comando dei carabinieri – che ci permette di accedere a documenti e informazioni e questi facilità molto il nostro lavoro”.
Il sindaco: “Mettano le telecamere, noi la rete”

BASTIA UMBRA – Stefano Ansideri, consulente del lavoro di professione, è colui che nel 2009 riesce in quello che per molti era l’impossibile: diventare sindaco di Bastia Umbra con il sostegno del centrodestra. Stazza possente e modi garbati, Ansideri,mette fine al “regno” ininterrotto di primi cittadini provenienti dal versante di centrosinistra.Allora, qualcuno parlò di “miracolo” altri di “disfatta” dell’ex maggioranza. Oggi, nel suo ufficio, ci accoglie snocciolando dati e lanciando alcune proposte che faranno sicuramente discutere. Il tema? Quello della sicurezza, ovviamente. Argomento “caldo” su cui politicamente nessuno vuole fare sconti ed è comprensibile.La premessa del primo cittadino è la seguente: “Il tema della sicurezza è delicato e ogni cittadino lo declina a suo modo, per quanto riguarda l’Amministrazione – dice – posso darle dei dati che riassumono il tutto: negli ultimi nove mesi le aziende presenti nella zona industriale hanno subito cinque furti; questi dati mi sono stati forniti dai carabinieri,ora faccia lei la sintesi”.
La sintesi è presto fatta: il fenomeno va affrontato fuori da ogni emotività, cercando di capire e se è il caso di intervenire in maniera rapida. Tutto qui. Di sicuro, sia la sottovalutazione che la drammatizzazione non sono mai due buoni approcci metodologici.“Guardi, questa Amministrazione cerca di agire in maniera pragmatica fuori dagli schematismi ideologici. Sulla sicurezza ci stiamo muovendo tanto che stiamo ultimando – continua – una linea
wireless per attaccarci le telecamere: otto le stiamo installando e resta lo spazio per installarne altre cinque. Detto questo la proposta che avanza il Comune è molto semplice: se ci sono cittadini che decidono di mettersi insieme e acquistare una telecamera o una serie di telecamere, noi siamo pronti a farli allacciare alla nostra rete che a seconda delle richieste potrebbe essere anche potenziata”.Come a dire compratevi una telecamera che poi il
Comune fa il resto. “Si è proprio così, noi siamo disponibili a fare questa operazione: tenga conto che ad oggi le telecamere di soggetti privati non possono essere ‘puntate’ sul suolo pubblico, allacciandosi alla nostra linea, invece, questo sarebbe possibile.Una telecamera costa all’incirca duemila euro e non credo che se più cittadini si mettono insieme sia una grande spesa. Il Comune – rimarca- è pronto a fare la sua parte e con questa proposta che le ho
detto cerca di fare dei passi concreti”. Molto spesso,a torto o ragione il tema della sicurezza viene declinato con quello dell’immigrazione. “Nel comune di Bastia ci sono circa duemila extracomunitari e in gran parte sono di nazionalità rumena, ma il problema non è quello di criminalizzare – continua – questa o quell’etnia. Sul tema della sicurezza l’attenzione c’è e nessuna opere delle sottovalutazioni,ma il tema va tenuto fuori da strumentalizzazioni
politiche”.Parcheggio sotterraneo. Strettamente legato al tema della sicurezza c’è quello relativo alla vivibilità di certe zone, come ad esempio quelle del centro cittadino. A questo proposito, il sindaco, annuncia la sua idea: “Piazza Mazzini da quando è stata riaperta al traffico è tornata a rivivere, ora pensiamo di farci un parcheggio sotterraneo che possa avere tra i trenta e quaranta posti auto: alcuni privati e alcuni pubblici. Abbiano ordinato e uno studio di fattibilità e io stesso sono in contatto con l’imprenditore interessato al progetto. L’obiettivo è quello di rendere il centro cittadino più comodo,perchè se ci sono comodità come quelle del parcheggio sotto casa, le persone sono pronte a fare un investimento magari comperando una casa. E quando le zone sono ‘vive’ – conclude – anche la criminalità trova meno terreno fertile”.

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