L’EVENTO Il noto critico d’arte, invitato a tenere una conferenza a Bastia, attacca tutto e tutti
di Sofia Coletti
BASTIA — Nicolò di Liberatore detto l’Alunno? «Su di lui c’è poco da dire e quel poco è già stato detto da altri». Il suo Polittico di Sant’Angelo di Bastia? «Un’opera modesta e triste, di uno dei suoi momenti peggiori». I simboli dietro il dipinto? «Non esistono perché è un’opera senza segni e significati. E io guardo solo quello che sta davanti». Eccolo il Vittorio Sgarbi-pensiero ai suoi massimi livelli di provocazione e di istrionismo, esplosi ieri pomeriggio al cinema Esperia nel secondo appuntamento della bella rassegna «Oicos», dedicata con intelligenza al pensiero culturale contemporaneo. Un incontro affollatissimo e molto gradito dal pubblico, che ha lasciato tempo al terribile critico-parlamentare anche per un commento, rilasciato in tono confidenziale al nostro giornale, sulla chiesa progettata a Foligno da Massimiliano Fuksas, un cubo blu in acciaio e cemento i cui lavori inizieranno subito dopo Pasqua. «Quale chiesa, quel cesso lì? — ha esordito — Mi chiedo che senso abbia oggi costruire nuove chiese: l’architettura religiosa è materia ostica e complessa, nelle chiese non ci va più nessuno e ne abbiamo tantissime e meravigliose da restaurare».
Un bell’inizio, non c’è che dire, per l’attesa conferenza di «Oicos». Introdotto dall’assessore comunale Giuseppe Belli e dall’organizzatore Paolo Ansideri, Sgarbi avrebbe dovuto rispondere alla domanda sull’Alunno «Quali significati sotto i segni dell’opera», ma si è capito subito che non ne aveva nessuna intenzione. Con un lapidario «Dietro il Polittico non c’è proprio niente», si è invece scatenato in fuochi d’artificio verbali, con battute, provocazioni, polemiche a spada tratta, affondi personali che non hanno risparmiato il ministro ai beni culturali Urbani («umbro, purtroppo per voi»), Bonito Oliva («è ignorante perché ha fatto male le elementari, come Di Pietro»), la poderosa monografia sull’Alunno («in stile Nazareno Gabrielli, con inserti scomodissimi»). Passata però l’euforia iniziale, studiata ad arte e che ha divertito parecchio il pubblico», lo Sgarbi provocatore ha lasciato il posto allo Sgarbi esperto d’arte raffinato e pungente. Che ha delineato, tra mille riferimenti e digressioni erudite, la vita e la carriera artistica di Nicolò l’Alunno, artista folignate totalmente legato al suo tempo, il Quattrocento, e per questo escluso dal nuovo orizzonte del secolo successivo. «Il suo percorso è caratterizzato da uno stile legnoso, aspro, bello e forte, che io preferisco a quello del Perugino». Con l’occasione Sgarbi ha rievocato la riuscita delle tre mostre umbre dedicate la scorsa stagione al Perugino, all’Alunno e a Matteo da Gualdo. «Quest’ultimo, il meno noto, è per me il più originale, per la curiosità e la ricerca stilistica variegata». Ultimo pensiero per Alberto Burri: «L’unico artista italiano che è riuscito a creare un monumento a se stesso. E’ un decoratore più che un pittore, non mi piace molto, ma ha parlato bene di me. Lo ricordo con affetto».
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