Chiuso dalla polizia un noto locale. All’interno i “clienti” trovavano tutto il necessario per assumere stupefacenti

BASTIA UMBRA – Centro trenta assunzioni di cocaina documentate in un mese, coni clienti – più di 30 già identificati e segnalati alla prefettura – che consumavano le “strisce” sulla mensola del bagno o sugli smartphone. Sì è chiusa all’alba di lunedì la prima parte dell’indagine condotta dagli uomini dell’Anticrimine del commissariato di Assisi diretti dal vicequestore aggiunto Francesca Domenica Di Luca, che ha permesso di smantellare una banda di spacciatori e fatto chiudere un noto locale di Bastia Umbra, divenuto ormai da tempo ritrovo abituale per lo spaccio e consumo di cocaina. Due dei quattro soci del locale (C.F., 33 anni, e C.D., 32 anni), sono da ieri ai domiciliari per aver agevolato l’attività di spaccio per cui sono stati denunciati un 33enne di Bastia Umbra e un 28enne di Cannara, mentre sono irreperibili, al momento, due stranieri destinatari di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, sempre per spaccio. “Gli altri due soci – spiega il loro legale Delfo Berretti – nulla hanno a che fare con le ipotizzate condotte illecite così come i dipendenti del locale adibiti al servizio al pubblico. Né gli uni né gli altri risultano essere indagati e, pertanto, procederanno immediatamente a richiedere il dissequestro del locale oltre a prendere le determinazioni necessarie al fine di tutelare il buon nome dell’ attività che si è sempre contraddistinta, nel corso dei tanti anni cui è stata aperta, per la qualità e la professionalità del servizio”. Gli investigatori tenevano d’occhio il locale da dicembre, avendo scoperto che alcuni giovani, assuntori abituali di sostanze stupefacenti, vi si ritrovavano spesso: l’operazione è stata condotta raccogliendo informazioni raccontate dai testimoni, ma anche con intercettazioni telefoniche e ambientali audio e video, incastrando i responsabili di quella che gli investigatori definiscono una vera e propria “piazza virtuale di spaccio”. La droga richiesta dagli avventori e dagli assuntori all’interno del locale era sempre in qualche modo disponibile; presa la dose, per sé o per il gruppo degli amici, si entrava in un luogo sicuro come il bagno, all’interno del quale si aveva tutto il tempo di preparare e consumarla. Gli habitué entravano nell’antibagno quasi sempre già in possesso della droga che, contenuta in involucri di cellophane, veniva disposta sulla mensola per essere preparata con l’aiuto di una scheda rigida o sullo smartphone,prima di essere inalata con cannucce o banconote arrotolate, mentre per raccoglierei residui venivano strofinate le sigarette, prima inumidite con la saliva. A volte, la cocaina veniva trovata dal consumatore direttamente sulla mensola dell’antibagno, già pronta, oppure veniva nascosta all’interno dell’armadietto, nel vano caldaia,per essere ritrovata dal cliente in coda che entrava in bagno proprio per drogarsi. “I consumatori abituali – come spiegano dalla questura – potevano darsi alla droga e all’alcol in piena libertà,in un locale alla moda, frequentato dai propri coetanei, insieme alla propria comitiva ma gli agenti, nonostante le difficoltà, hanno scoperto in maniera incontestabile,che all’interno del locale in poco meno di un mese ci sono state circa 130 consumazioni, mentre in una decina di casi sono riusciti a documentare lo spaccio.

di Flavia Pagliochini

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