Bastia, sui criteri di riconversione è botta e risposta tra il Pd e la maggioranza
BASTIA UMBRA – Prima il Pd che accusa la maggioranza di voler adottare criteri di riconversione con “manica larga”; poi la replica dell’assessore Fratellini e del presidente della seconda commissione Degli Esposti che invitano l’opposizione a «non polemizzare e avanzare proposte».
Ora, la controreplica del consigliere Pecci che torna nuovamente all’attacco. Morale? Intorno alla scrittura sui criteri di riconversione delle venti stalle presenti sul territorio comunale, dagli auspici bipartisan dell’inizio, si sta lentamente scivolando verso la rissa tra maggioranza e opposizione. Queste le parole del gruppo consiliare del Pd: «Riceviamo con piacere le puntualizzazioni dell’Amministrazione alle nostre preoccupazioni rispetto alla parziale proposta arrivata in commissione consiliare. Dobbiamo però ricordare per amor di verità che la presidenza della commissione ha ricevuto già da alcuni mesi una traccia scritta di pugno dal consigliere Pecci, sulla quale sono indicati i criteri di riconversione».
Detto questo, gli esponenti del Pd in consiglio comunale si dicono «stupiti dei proclami risolutivi annunciati dal presidente di commissione, Degli Esposti, prima ancora di averli potuti valutare insieme. E ancor più rammaricati del fatto che la proposta era vuota dei minimi presupposti di condivisione». E ora? Nella seduta della commissione fissata per la prossima settimana il Pd tornerà all’attacco con la sua proposta. Il rischio dello scontro, dunque, è molto alto.
di MATTEO BORRELLI

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comments (4)

  • Mi sembra che ci eravamo dati l’obbiettivo del PRG per pianificare Bastia, con nuove possibilità edificatorie in sustituzione alle esistenti. Le stalle? sono un occasione per il nuovo assessore Fratellini?

  • credo sia un occasione per chi si vuol fare una casetta nella sua città senza trasferirsi nei paesi limitrofi!

  • Facendo la dovuta premessa che non ho interessi nella zootecnia, credo che permettere la riconversione di un immobile non più utilizzabile per l’allevamento sia un segno di civiltà e correttezza democratica.
    Ci sono degli imprenditori che hanno investito risorse nella costruzione delle stalle, privarli di colpo di questo bene sarebbe un ESPROPRIO.
    Non credo sia eticamente corretto.
    Sorgerebbe poi un altro problema, gli immobili in questione con il tempo andrebbero in rovina deturpando il paesaggio.
    Meglio riconvertire in una edilizia di qualità integrata nel terriotrio, ergo, non palazzi ma villette.

  • ora dopo tre anni di immobilismo arriva il NUOVO DEMIURGO che rimprovere la opposizione di non attivare tecniche dilatorie.ci vuole una bella faccia di BRONZO.

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