Il depuratore del malaffare All’indomani delle scarcerazioni decise dal Riesame

L’assessore; “Sono innocente”. In Cassazione contro gli arresti domiciliari
PERUGIA -ll giorno dopo la decisione del tribunale del Riesame già si pensa alla Cassazione. Due settimane di carcere a Capanne non si dimenticano facilmente. Lo sanno bene i quattro membri del consiglio di amministrazione della Codep che respingono tutto l’impianto accusatorio. Il presidente Graziano Siena, i soci Rinaldo Polinori e Nicola Taglioni e Giovanni Mattoni, vice presidente della cooperativa, sono tornati a casa dalle loro famiglie quelle stesse che la mattina dell’interrogatorio di garanzia davanti al giudice per le indagini preliminari si erano presentate in forza e compatte davanti al tribunale perugino per sostenere i propri cari. Per bocca del loro legale, Alessandro Bacchi, pienamente soddisfatto del successo della sua linea difensiva, respingono le accuse del sostituto procuratore Manuela Comodi. La concessione dei domiciliari per il vertice Codep conferma l’impianto accusatorio che parla di associazione per delinquere, traffico illecito di rifiuti, avvelenamento delle acque e falso nella gestione del depuratore di Bettona. Ma attenua la misura cautelare non riscontrando in sostanza pericoli di inquinamento o reiterazione del reato. Attende di leggere le motivazioni della decisione del tribunale del Riesame (il giudice Micheli le depositerà in settimana) anche l’avvocato Francesco Falcinelli: con Franco Pirami difende il tecnico Arpa Antonio Bagnetti accusato secondo l’impianto della Procura di connivenze con la Codep e di favorirne gli illeciti e fa sapere che impugnerà il provvedimento e richiederà la scarcerazione immediata. Dal 29 luglio il tecnico è agli arresti domiciliari, ma l’assessore con delega all’ambiente nel Comune di Bastia Umbra e con 35 anni di servizio alle spalle, appare sereno e determinato a far valere le sue ragioni e la regolarità del suo operato. Pronto a dimostrare di aver sempre agito sulla base delle normative regionali. E le reazione sul ritorno a casa dei vertici Codep non mancano. “A Bettona, come denunciato da anni dai cittadini e da isolate forze politiche, si è consumato un vero e proprio disastro ambientale rispetto al quale auspichiamo che la magistratura faccia quanto prima chiarezza per individuarne i responsabili”. Scrive in una nota il segretario regionale del Prc, Stefano Vinti. “Siamo fiduciosi che gli inquirenti, che stanno lavorando al vaglio della vicenda, sapranno, nel più breve tempo possibile, dare risposte chiare a tutti coloro che sono stati impegnati in una battaglia in difesa dell’ambiente e del territorio e a tutti i cittadini. Per ammissione della stessa pubblica accusa anche con la decisione di concedere gli arresti domiciliari ad alcuni indagati, i quali è bene ricordarlo sono innocenti fino all’ultimo grado di giudizio, l’indagine ne esce rafforzata. Naturalmente occorre però che anche la politica faccia la sua parte – chiude il consigliere – attraverso la individuazione di soluzioni alternative che impediscano il ripetersi di simili accadimenti, un problema che ponemmo anche in occasione della discussione di un ordine del giorno su Bettona in Consiglio regionale, approvato da quasi tutte le forze politiche presenti ma che non ebbe il sostegno di Rifondazione Comunista” Qui Marsciano E intanto a Marsciano la chiusura per motivi tecnici del biodogestore continua a far parlare. “Esprimiamo attenzione e rispetto per l’atteggiamento di apertura con il quale il vice sindaco Lipparoni sta affrontando l’emergenza e, soprattutto, l’attenzione con la quale ha accolto la nostra proposta dei depuratori di stalla. Salutiamo anche con soddisfazione il fatto che nessuno parla più di ampliamento”. La coalizione che ha sostenuto Sabatino Ranieri (Movimento per la qualità della vita, Rc e Md) saluta positivamente la svolta impressa al biodigestore di Olmeto. “Indipendentemente dalla magistratura – dice la coalizione – le responsabilità politiche della gestione dell’impianto sono sotto gli occhi di tutti e necessitano di un’assunzione di responsabilità che dovrebbe portare quanto meno a delle scuse. La sospensione dei conferimenti imposta dall’Arpa è riconducibile ad una pessima gestione di un impianto nato già male. Questi gravi disagi sono continuati durante tutti questi anni, malgrado gli innumerevoli esposti, denunce, segnalazioni, proteste alle quali non è stata prestata alcuna attenzione da parte delle amministrazioni e degli enti di controllo”.

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