Sulla vicenda ecco le spiegazioni della dirigente del circolo didattico di Assisi
Aristei: “Ha i diritti per frequentare la secondaria di secondo livello”

BASTIA UMBRA – Con molta gioia di G.S. e della sua famiglia, l’aver raccontato, in sintesi e, quindi, per sommi capi, una parte del percorso didattico del quindicenne bastiolo pluriminorato ha suscitato un rinnovato interesse da parte degli organi di competenza. Rinnovato, si, perché gli stessi sono a conoscenza del caso che riguarda il ragazzo, essendo stati suoi referenti diretti in caso di necessità. Proprio a testimonianza di questo, interviene Rosella Aristei, dirigente scolastico del circolo didattico di Assisi, che, in merito al racconto sintetico con cui è stata presentata storia di G.S., precisa: “L’alunno G.S., avendo terminato la classe III della scuola secondaria di primo livello, mantiene tutti i diritti per frequentare la scuola secondaria di secondo livello; ciò in quanto non è consentito da nessuna normativa iscrivere alunni a scuole di grado inferiore rispetto a quella frequentata. Pertanto l’alunno, se la famiglia lo vuole, può tranquillamente continuare il suo percorso di studio e integrazione, come tutti gli altri alunni portatori di handicap. Le scuole di Assisi, da sempre, hanno dato ampia testimonianza di accoglienza nei confronti di tutti i soggetti portatori di bisogni particolari, anche provenienti da altri comuni e regioni d’Italia. C’è inoltre da precisare che l’applicazione di più sentenze di diversi settori giudiziari ha modificato nel tempo la situazione della scuola speciale e ogni famiglia ha potuto valutare i cambiamenti conseguenti, tra cui la possibilità nell’anno scolastico trascorso, di reinserire i figli presso la scuola speciale”. Un caso, quello del giovane bastiolo sul quale si registra anche l’intervento di Nicola Rossi, direttore generale dell’Ufficio scolastico regionale per l’Umbria, il quale, nell’intervento che pubblichiamo in questa stessa pagina, ripercorre la vicenda, manifestando comunque la volontà dell’ufficio di “incontrare la famiglia, per trovare soluzioni condivise, ma giuridicamente legittime”, allo scopo di poter risolvere la vicenda del giovane disabile che al momento non frequenta alcuna scuola.

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