Parlano i genitori di Edoardo. Maestre sotto accusa I REATI Abbandono di minore e omicidio  «IL NOSTRO è un dolore che non si può spiegare. Mio figlio era sano come un pesce e la maestra si è allontanata per più di un’ora. Edo sarebbe stato male comunque, ma non sarebbe morto». Adriano Maestrelli mostra sul cellulare la foto dei figlioletto Edoardo che sorride. Un’immagine scattata al bimbo di tredici mesi solo qualche settimana prima della sua morte — provocata dal soffocamento per il vomito — avvenuta all’asilo «Le piccole orme» di Bastia. Sarà la Corte d’Assise di Perugia a stabilire se il piccolo fu ‘abbandonato’ dalla maestra Lara Panzolini e dalla titolare del ‘nido’, Rosita Orologio. Con Adriano c’è la moglie, la mamma di Edo. Nicoletta è stretta nella sua giacca nera, nervosa perché deve raccontare ai giudici cos’è accaduto quel drammatico pomeriggio quando le telefonarono dall’asilo per dirle di correre: «Suo figlio si è sentito male». Edoardo era già morto. «Ho ancora davanti a me l’immagine di lui a terra, conservo il ricordo della sua vivacità e il rammarico di non poterlo veder crescere. Oltre al dispiacere di non avergli potuto dire ‘Auguri amore’ neppure per il terzo compleanno che avrebbe festeggiato il 2 febbraio». Nicoletta è originaria della Romania: «Sono romena ma credo nella giustizia italiana». «Saremmo soddisfatti se qualcuno dicesse alle imputate che devono cambiare mestiere. Come si fa ad affidare loro altre classi di bambini? La nostra speranza — aggiunge Adriano — è che queste signore non facciano più le maestre. Il Comune avrebbe il potere di sospenderle dal servizio, ma non lo fa. Sono stati capaci di dire solo che mio figlio è morto nel miglior asilo di Bastia… Da alcuni accertamenti che abbiamo fatto quella struttura è autorizzata ad agire come baby parking e non come asilo. Vogliamo la verità — prosegue — il pm poco dopo la tragedia ci rassicurò dicendoci che sarebbe andata fino in fondo. Qualche giorno dopo le maestre vennero a trovarci a casa per farci le condoglianze e poi ai funerali. Da quando la procura ci ha comunicato la loro incriminazione niente più, neanche una parola». Differente la ricostruzione della difesa secondo cui l’evento era imprevedibile e non ci fu alcun abbandono. 
 
 di ENZO BERETTA

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