A partire dal caso Hemmond, primo seminario del progetto «Qualità della moda»
BASTIA — La crisi del tessile tocca visibilmente la realtà economica locale, non solo per il fallimento della «Hemmond», ma anche per le condizioni di estrema difficoltà in cui versano decine di aziende soprattutto façoniste. Oggi, con la globalizzazione, i cambiamenti impongono una capacità di innovazione non tanto tecnologica, quanto culturale e di mentalità. Nessuno si illude che le produzioni di alta qualità, necessariamente di nicchia, possano risolvere il problema se non per una parte degli operatori e delle aziende. Proporsi in maniera nuova sul mercato nazionale e internazionale della moda è l’imperativo attraverso il quale passa la possibilità di sopravvivenza di molte aziende esistenti o di nuove. Su questa strada sembra muoversi l’amministrazione comunale che, oltre a ricercare l’intervento delle istituzioni per il salvataggio dell’ex Hemmond, patrocina iniziative di formazione. Tra queste il progetto «La qualità della moda» che ha dato vita ad alcuni seminari di cui il primo sulla gestione qualitativa della tecnologia dell’informazione, che si è svolto nella sede municipale, a cura di Sustenia Lavoro ed Enfap Umbria. Numerosi i partecipanti, che hanno trovato un’occasione di confronto. «Alla luce delle difficoltà del settore tessile — ha sottolineato il sindaco Francesco Lombardi — le attività formative, in particolare quelle che richiamano alla riflessione sulla qualità, appaiono necessarie per aiutare gli imprenditori ad un mutamento di approccio al mercato, ora globale». Il seminario è diventato un tavolo di studio nel quale si sono sviluppate le riflessioni sulla crescita aziendale, sullo sviluppo professionale e sull’impegno per la qualità del marchio. L’ingegner Vincenzo Piazza ha illustrato l’importanza di un’efficace gestione delle informazioni per rimanere competitivi migliorando la visibilità dell’azienda, la gestione di ogni processo e riducendo i tempi di attesa.
m.s.
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